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ALCUNE RIFLESSIONI SUI DIVERSI MODI DI VEDERE E RAPPRESENTARE LO SPAZIO URBANO

ALCUNE RIFLESSIONI SUI DIVERSI MODI DI VEDERE E RAPPRESENTARE LO SPAZIO URBANO

Il seguente articolo è una riflessione scaturita dall’esperienza del progetto didattico: “La città animata”, finanziato dal Ministero della Cultura e sviluppato da Maria Zindato (IC Settimo 1), Andrea Pagliardi (Asifa Italia), Emiliano Fasano (Asifa Italia) e Giulio Pascali (Amate l’Architettura) in collaborazione con Inarch Piemonte, che ha coinvolto 16 classi della scuola primaria del comune di Settimo Torinese che hanno girato per la città armati di mappe e di spirito di osservazione e hanno riversato le loro suggestioni in un cortometraggio realizzato da Alessandra Atzori.
Il progetto sarà presentato in occasione del Festival dell’Innovazione e della Scienza di Settimo Torinese edizione 2023 “Linguaggi che uniscono”, sabato 14 ottobre 2023 alle ore 11.30 presso la Sala Levi di Settimo Torinese.
L’evento sarà l’occasione per riflettere insieme sulla necessità di sviluppare un linguaggio e un modo di rappresentare la città e conseguentemente di innescare una trasformazione che possa tenere conto della complessità delle esperienze soggettive di tutti gli abitanti che la popolano. 
“Una città costruita a misura di bambino è conseguentemente una città più vivibile per tutti.” (Tonucci)

Lo spunto offerto dal tema del festival ci ha spinti a impostare l’evento di presentazione del progetto provando a riflettere sulle diverse dimensioni del linguaggio nella sua accezione più ampia di codice comunicativo, ovvero di sistema articolato di strumenti e regole comunicative che permettono agli individui di entrare in relazione tra loro e di rapportarsi con l’oggetto della loro comunicazione.
“La città, da sempre, ha significato luogo di protezione e di aggregazione, spazio simbolico di rapporti sociali, incentrata sull’attività dell’uomo e funzionale alla sua realizzazione come essere umano e come cittadino. Per tale ragione è possibile guardare alla città come ad un sistema altamente complesso in cui si sovrappongono e coesistono diversi livelli esistenziali che vanno dal micro al macro, dal personale al sociale, dall’individuale al collettivo. Infatti, è all’interno delle città che gli uomini e le donne costruiscono la propria identità.”[1]
La città è portatrice di una complessità di significati difficili da sintetizzare in una visione univoca.
Per questo laboratorio ci siamo quindi interrogati sui diversi livelli semantici legati da un lato alla conoscenza dello spazio urbano, dall’altra alla rappresentazione delle molteplici esperienze che vi agiscono. Come leggere la città, come interpretare gli elementi costituitivi dello spazio in cui si esercita l’esistenza, come interpretare e comprendere questi elementi attraverso lo studio delle mappe, infine come rappresentare il vissuto esperienziale (per sua natura singolare e soggettivo) attraverso l’utilizzo di un ulteriore linguaggio, in questo caso linguaggio cinematografico.
Tutto questo tenendo presente che il modo con cui si racconta la città può essere a sua volta un veicolo per innescare una trasformazione dello spazio urbano.

Il racconto della città può essere già esso stesso trasformazione.
Fare innovazione è anche spesso un processo di attribuzione di nuovi significati; nuovi significati che richiedono nuove forme comunicative che siano aderenti al messaggio. La città è un fenomeno urbano in continua trasformazione per il quale diventa sempre più difficile sviluppare una relazione di identificazione ed apparenza nei confronti dei cittadini. Raccontare un fenomeno è un modo che favorisce questa relazione. Nel momento in cui si racconta o si rappresenta un fenomeno lo si acquisisce e lo si fa in qualche maniera proprio. Si racconta quello che si sa (o che si ritiene di sapere) di un fenomeno, ma mentre si racconta si finisce per conferire ed attribuire delle qualità e dei significati all’oggetto del racconto.
La città raccontata dai bambini è quindi una città a cui viene conferita un’anima.
È stato costruito quindi un percorso che passa dalla lettura del linguaggio architettonico ed urbano, necessario per fornire gli elementi per interpretare una realtà (oggettiva), per arrivare a fornire gli strumenti di base della comunicazione cinematografica con la quale sintetizzare i diversi punti di vista soggettivi.

Un percorso che passa attraverso diversi livelli.
Un primo livello di conoscenza è passato attraverso la illustrazione di diversi tipi di mappe. La forma e il modo di rappresentare un territorio sono già una scelta che determina il livello informativo che si vuole rappresentare. La scelta di modelli grafici, colori, punti di vista, stili compositivi, presuppone a monte una conoscenza del fenomeno che intende comunicare. Conoscere il fenomeno comprenderlo e trovare il corretto modo di riversarlo in una mappa è già un di per sé un processo di apprendimento.
Un secondo livello è stato quello dell’esperienza diretta. I bambini hanno esplorato lo spazio urbano intorno alla scuola, con il mandato di osservare la città e i suoi elementi caratteristici. Si è trattato di una piccola esplorazione psicogeografica condotta limitando il più possibile l’intervento degli adulti e cercando di assecondare le ispirazioni e gli spunti dei bambini.
Il terzo livello comunicativo si è sviluppato nella costruzione della rappresentazione finale, quando si è dovuto trovare una sintesi che tenesse conto delle molteplici suggestioni raccolte dai bambini. In questa fase ci siamo posti il problema di trovare un linguaggio che potesse da una parte mettere in comunicazione due universi semantici diversi (il mondo infantile e il mondo degli adulti) dall’altra trovare una forma espressiva che potesse ben sintetizzare anche la complessità interna al mondo dei bambini.

“L’utilizzo del cinema all’interno dei processi educativi permette (…) di promuovere lo sviluppo di almeno tre tipi di sguardo che coincidono con altrettanti modelli di impiego del cinema: lo sguardo semio-didattico che trasforma la struttura linguistica del film in oggetto di analisi e riflessione intono al suo funzionamento simbolico; lo sguardo socio-educativo che guarda al film come mezzo per cogliere un tema rilevante e avviare una discussione critica intorno ad esso; lo sguardo clinico che permette di far emergere una proiezione psicologica individuale attivando processi di appropriazione e di immedesimazione.”
“l’importanza riconosciuta al cinema nei processi di apprendimento si lega a quattro valori educativi fondamentali: formare persone capaci di organizzare le conoscenze; insegnare la condizione umana; imparare a vivere; costruire una cultura e una scuola della cittadinanza.”
Il processo produttivo artigianale del cinema di animazione è diventato quindi strumento di ricerca e analisi della città.

[1] I testi citati sono tratti dalla relazione conclusiva del progetto redatta dalla dott.ssa Annalisa Quinto.

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