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L’intervento di Amate l’Architettura al convegno organizzato da Carteinregola “Un mercato non è solo un mercato” è stato impostato per fornire al pubblico una rapida panoramica delle esperienze internazionali in materia di recupero e gestione dei mercati coperti. Partendo dal titolo (preso in prestito da quello dell’EXPO’) abbiamo cercato di fornire una serie di spunti estremamente concreti ma al tempo steso fortemente “visionari” di come i mercati agroalimentari contribuiscano a “nutrire” le città oltre che da un punto di vista fisico anche da quello prettamente culturale, in quanto luoghi di aggregazione sociale e di incontro. Dove naturalmente il verbo “NUTRIRE” in un’accezione più ampia include la “nutrizione” culturale e sociale, con le quali le attività commerciali devono assolutamente integrarsi e convivere, se vogliamo salvare la funzione importante del mercato rionale. E questo deve avvenire attraverso le trasformazioni sia fisiche (quindi architettoniche ed urbanistiche), che di ampliamento e di coinvolgimento di altre attività (ludiche, sociali, culturali, artigianali).
Da un punto di vista della rappresentazione abbiamo preferito dare rilevanza alle suggestioni comunicative delle immagini riservandoci di fornire dati di dettaglio in una sede successiva. Questa scelta è stata fatta anche in previsione che gli altri interventi avrebbero concentrato le loro esposizioni su aspetti fortemente documentari e nozionistici, come è in effetti avvenuto e quindi il nostro intervento voleva essere una sorta di esposizione complementare ai ragionamenti tecnici dei colleghi partecipanti al crdvonvegno.

La presentazione realizzata con Prezi è visibile a questo link.

Il primo aspetto su cui ci siamo focalizzati è stato sul valore aggiunto che deriva dalla presenza dei mercati nelle città. L’idea di fondo è quella di provare ad invertire la scala di valori con la quale tipicamente ci si approccia al tema del recupero dei mercati. Infatti la domanda tipica con cui le amministrazioni affrontano il problema dei mercati è: Dove e come troviamo le risorse per valorizzare il mercato ?. Dalla osservazione dei mercati nel mondo è possibile, almeno concettualmente, invertire il tema: sono i mercati che danno alla città (e al quartiere) il valore aggiunto necessario per consentirne il recupero. Se si guarda alle realtà più famose si osserva come nella fascia mediterranea il mercato è un elemento caratterizzante del paesaggio urbano. Il luogo mercato è uno spazio talmente forte e attrattivo da essere l’elemento trainante non solo del paesaggio urbano ma anche dell’immaginario turistico culturale della città. Citiamo innanzitutto il Mercato Egizio a Istanbul (mercato delle Spezie), secondo mercato cittadino dopo il Gran Bazar; il Suk di Marrakech e la rete di mercati popolari che caratterizzano Palermo (Ballarò, Vucciria, Capo). In tutti questi casi la tradizione del mercato agroalimentare è connaturata con la cultura e con il territorio e l’elemento mercato costituisce l’ossatura portante della vita urbana. Rimanendo in area mediterranea ma in epoca più recente abbiamo individuato alcuni esempi ottocenteschi di mercati coperti, che indipendentemente dalle modalità di gestione costituiscono esempi di “architetture” fortemente caratterizzanti della struttura urbana. Dalla variegata esperienza iberica citiamo il Mercado Central di Valencia e il Mercado Bolhao di Oporto; entrambi mercati storici pienamente attivi e molto frequentati anche da turisti. Allo stesso modo il mercato Les Halles di Narbonne si caratterizza pere essere un centro nevralgico in una città altrimenti povera di altre emergenze architettoniche significative.
Abbandonando la fascia mediterranea, tipicamente legata a tradizioni agroalimentari molto forti, scopriamo come anche nelle regioni scandinave e anglosassoni, dalle quali ci si aspetterebbe meno attenzione a questa tipologia urbana, si registrano esperienze nelle quali la destinazione d’uso agroalimentare viene fortemente valorizzata e sostenuta. È il caso dei due mercati di Saluhall a Stoccolma e di Kauppahalli a Helsinki. Un discorso leggermente separato che vale la pena citare è il caso del Covent Garden a Londra dove le attività turistico culturali hanno progressivamente soppiantato il vecchio mercato (attivo fino al 1974); di cui oggi restano solo poche bancarelle.
Al di fuori delle esperienze europee abbiamo ritenuto opportuno inserire due esempi diametralmente opposti. Da una parte nel solco della tradizione occidentale vale la pena citare il Chelsea market a New York, dove non a caso Giovanni Rana ha previsto uno dei suoi cinque ristoranti aperti in tutto il mondo; segno evidente che l’ambiente del mercato è internazionalmente riconosciuto come un luogo di attrattiva. Dall’altra, spostandoci in oriente abbiamo voluto citare il mercato Ben Thanh di Ho Chi Minh City realizzato in epoca coeva alla realizzazione delle poste attribuite a G. Eiffel; il mercato mantiene quello spirito ingegneristico. è interessante notare come la struttura nasca dall’esigenza ottocentesca (e coloniale) di dare alle zone di mercato preesistenti una organizzazione che ne consenta la gestione urbanistica e ne favorisca il controllo sociale; i cittadini vietnamiti hanno tuttavia saputo appropriarsi nel tempo dello spazio e tuttora costituisce uno dei luoghi più interessanti e visitati della città.
Da questa prima carrellata appare evidente come il luogo mercato sia di per se un luogo universalmente riconosciuto come luogo di attrazione. In generale una tipologia di spazio che conferisce valore all’ambiente urbano. Non è quindi puramente retorico affermare che la rete dei mercati rionali romana contenga al suo interno già ampie potenzialità di valorizzazione in grado di fare leva principalmente sulla destinazione d’uso agroalimentare. Da questo punto di vista riteniamo estremamente interessanti sia gli interventi di natura storica (Do.co.mo.mo. e altri) che quello del dipartimento Risorse per Roma che hanno ben evidenziato quanto sia ricca estesa e radicata la rete mercatale. È tuttavia evidente che per estrarre questo potenziale è necessario prevedere una trasformazione delle modalità di fruizione dei mercati che ne stimolino da una parte la frequentazione anche in orari diversificati e dall’altra consentano l’ottimizzazione degli spazi consentendo utilizzi e destinazioni d’uso diversificate.
La panoramica prosegue quindi riportando esempi di strutture europee che hanno come elemento caratteristico la diversificazione e l’efficientamento dell’offerta (o al contrario per alcuni casi limite la loro estrema specializzazione), sia introducendo nuove funzioni e sia attuando nuove politiche di orario. Si parte di nuovo dall’esperienza iberica citando la Bouqueria di Barcellona che oltre ad essere il fulcro della Rambla è famosa per la possibilità di consumare pasti a pranzo; il mercato ospita inoltre una scuola di cucina molto attiva. A Lisbona merita di essere citato il Mercado da Ribeira completamente ristrutturato e destinato per metà ad ospitare banconi per la consumazione dei pasti e negozi. Tornando in Spagna a Madrid il Mercado de San Miguel, dichiarato Bien de Interés Cultural, è stato recuperato con un intervento finanziato da privati e riaperto al pubblico nel 2007; dove al suo interno sono ospitati, oltre al mercato, anche diversi negozi e ristoranti. Con lo stesso spirito risultano degni di attenzione il Mercato Centrale Nagycsarnok a Budapest, il Borough Market a Londra e il Central Market Hall di Sofia. Completano questa sequenza l’Arminius Marketkhalle di Berlino, recuperato grazie ad una azione popolare che si è opposta alla sua demolizione, e il Mercato centrale di San Lorenzo a Firenze, recuperato su progetto di Archea.

L’ultimo capitolo della nosstra carrellata si concentra sulle esperienze che si caratterizzano per una maggiore presenza architettonica contemporanea. un primo esempio tutto itlaiano è caratterizzato dall’intervento di risistemaizone di Porta Palazzo a Torino, uno dei più grandi mercati all’aperto d’europa, fulcro di un piano più ampio di recupero del Quadrilatero; oltre alla sistemaizone e alla riorganizzazione delle strutture esistenti l’intervento si caratterizza anche per l’edificio di supporto logistico progettato da Fuksas. Il progetto per il recupero del Mercato di Santa Caterina a Barcellona, dello studio Miralles Tagliabue, si caratterizza per la il grande impatto architettonico della copertura, al tempo stesso estremamente moderna ma, grazie all’uso delle piastrelle policrome di rivestimento, anche molto bene inserita nel contesto.
Per richiamare di nuovo una esperienza extraeuropea vale la pena citare, per l’equilibrio formale e materico, il mercato di Yusuhara progettato da Kengo Kuma.
Concludiamo questo “viaggio nei sogni” con il progetto  per il Markthall a Rotterdam di MVRDV. Un intervento di recupero urbano per il quale il Comune di Rotterdam ha lanciato un bando di concorso tra cinque diversi svuluppatori di Real Estate; l’idea finale prevede un edificio multifunzione (residenziale, commerciale, sociale) centrato appunto sulla presenza al suo interno di un mercato agroalimentare.

Un cenno a parte è stato fatto sulla possiblità dei mercati di fare rete. Soprattutto a Roma, che vanta una diffusione capillare degli spazi in tutto il territorio urbano, varrebbe la pena sfruttare questa capillarità, anche seguendo il modello delle mappe digitali parigine, per diventare fulcro di relazione delle amministrazioni con il territorio. una tecnologia facilemtne impiegabile è quella di iBeacons, già adesso utilizzata ad esempio per EXPO2015.

Concludendo l’intervento abbiamo focalizzato le principali caratteristiche dei mercati analizzati:
– Centralità del mercato,
– Multifunzionalità,
– Differenziazione dell’offerta,
– Politica degli orari,
– Partecipazione,
– Attività sociali ed artigianali

Qui di seguito riportiamo il video realizzato appositamente per l’evento da Tiziana Amicuzi con fotografie di Giulio Paolo Calcaprina e di di Giorgio Mirabelli, musiche di Francesco Ornielli.

Gruppo di lavoro di Amate l’Architettura: Tiziana Amicuzi, Lucilla Brignola, Giulio Paolo Calcaprina, Ilaria Delfini,  Giorgio Mirabelli, Giulio Pascali

 

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