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CAPPADOCIA, DOVE LA NATURA DIVENTA ARCHITETTURA

CAPPADOCIA, DOVE LA NATURA DIVENTA ARCHITETTURA

Sono arrivata in Turchia una sera d’autunno: un tramonto senza fine delineava il profilo di Istanbul, da sempre ponte sospeso fra Oriente e Occidente, fra fiume e mare. Di lì a pochi giorni avrei camminato all’ombra di alti minareti e volto lo sguardo verso cupole imponenti, immersa in un crocevia ineguagliabile di culture, religioni, pensieri e, soprattutto, Architettura.

Dopo questa visione caleidoscopica, ancora avvolta in un turbinio di colori, ho scoperto la Turchia dell’entroterra, lasciandomi alle spalle ogni traccia di Occidente: in Cappadocia, terra di mezzo tra Mesopotamia e Asia Minore, la natura diviene la principale ideatrice di un paesaggio unico al mondo dove, solo attraverso la memoria, e la fantasia, è possibile ridar vita a città che furono.

Pigeon Valley - 1

Per capire di cosa sto parlando immaginate di camminare in sentieri scoscesi e di avere, come unico punto di appoggio, le rocce intorno a voi. Immaginate poi di perdere, per un istante, l’equilibrio. Immaginate la vostra reazione più spontanea: tendere le mani verso quelle rocce che, all’apparenza, sembrano essere un sostegno così solido. Immaginate il vostro stupore quando, con il solo sfiorare le dita sulle superfici intorno a voi, le vedete disfarsi in polvere e, con un minimo soffio di vento, percepite il loro fluttuare nell’aria tersa del paesaggio più surreale che abbiate mai visto. Immaginate ritmi lenti e atmosfere sospese: vi trovate dove non esiste né fretta ne frenesia. Immaginate di capire, all’improvviso, di trovarvi in un luogo che non conosce distinzioni: qui natura è architettura, architettura è natura.

Immaginate di capire, all’improvviso, di trovarvi in un luogo che non conosce distinzioni: qui natura è architettura, architettura è natura.

Dobbiamo percorrere circa sessanta milioni di anni per arrivare al momento in cui si formò, nell’Anatolia meridionale, la catena montuosa del Tauro. Le eruzioni di numerosi vulcani contribuirono a ridisegnare la morfologia di questo lembo di terra: il magma s’insinuò tra le depressioni montane e la regione si trasformò in un altopiano. Le azioni erosive del vento, dei fiumi e della pioggia fecero il resto, levigando le cime e scolpendo, in innumerevoli modi, quelle che oggi sono le incredibili valli della Cappadocia.

Pigeon Valley - 2

Tra queste troviamo La Pigeon Valley, ai piedi del castello di Uchisar – completamente scavato nella roccia

Goreme

e, a pochi chilometri di distanza, la cittadina di Goreme, cuore pulsante di questa terra. Qui non troviamo le meravigliose e maestose opere di Istanbul ma scopriamo il significato dello scorrere del tempo, architetto ineguagliabile dei “camini delle fate”

Proseguendo verso Nord arriviamo nei pressi della Red Valley

e della Rose Valley: di fronte a un tale spettacolo viene da chiedersi come la natura abbia potuto dar vita ad un cromatismo così perfetto.

Non distante troviamo la Love Valley, chiamata in questo modo per la particolare forma fallica dei rilievi rocciosi, all’ombra dei quali sorgono piccole strutture in legno costruite dai contadini del posto.

Sulla strada tra Avanos e Goreme ci imbattiamo invece nel borgo di Cavusin: all’ingresso del paese si staglia, imponente, una delle principali chiese rupestri della Cappadocia, la Cavusin Kiliesesi, nota anche come la “grande colombaia” per l’utilizzo che ne è stato fatto nel corso della storia.

L’ultima tappa di questo viaggio fatto di “architettura insolita” è l’Open Air Museum di Zelve, un antico villaggio rupestre che, un tempo, ospitava una delle maggiori comunità della regione.

 

Non basterebbe una vita per scoprire a fondo la Cappadocia, il cui percorso storico è complesso e involuto, sostanzialmente privo di certezze cronologiche e di chiari rapporti causa-effetto. Ciò che è certo che la mano dell’uomo ha dato, nel corso dei secoli, il tocco finale a questa terra unica al mondo, aggiungendo bellezza all’intreccio creativo tra tempo e natura. Ha così generato quella che potremmo definire come un’architettura di sottrazione. L’uomo si è dimostrato capace di antropizzare questo ambiente in maniera peculiare e molteplice: la complessità urbanistica è notevole, così come la diffusione sul territorio, la varietà d’impiego e l’arco temporale interessato. Con uno sguardo più attento è semplice notare come la tecnica costruttiva/sottrattiva utilizzata sia in realtà la soluzione migliore per un tale contesto; si è preferito, nella maggior parte dei casi, ricavare edifici sfruttando conformazioni naturali piuttosto che edificare fuori terra.

Immaginate di imbattervi in aperture isolate e altissime. Immaginate disegni rupestri in luoghi impossibili da raggiungere. Immaginate che il vostro sguardo cada così su innumerevoli domande che, qui, difficilmente troveranno risposta. E’ questo quello che proverete, nella Cappadocia, quando la visiterete.

 

Testo e immagini © Carlotta Di Sandro 2020

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